Tutti i miei libri e le mie opere narrative parlano di giovani: li amavo e li rappresentavo. Adesso non potrei fare un film su questi imbecilli che ci circondano. [...] Parlano, ridono e si comportano allo stesso modo, fanno gli stessi gesti, amano le stesse cose, montano le stesse moto. [...] La cosa orrenda della cultura italiana è che i giovani siano liberi, siano privi di complessi, siano disinibiti, vivano una vita felice. Tutta la borghesia italiana è convinta di questo. Anche tutta la sinistra, sì. [...] Non capiscono, non vedono. Perché non li amano! Chi non ama i contadini non capisce la loro tragedia. Chi non ama i giovani se ne frega di loro. «Ma sì, sono contenti, sono disinibiti!» [...]
Poi, c'è una grande libertà nei rapporti della coppia eterosessuale, una libertà per modo di dire perché dev'essere quella, e poi è obbligatoria.
Siccome è concesso, è diventato obbligatorio, perché un ragazzo, visto che è concesso, non può non approfittare di questa concessione. Poi, c'è una grande libertà nei rapporti della coppia eterosessuale, una libertà per modo di dire perché dev'essere quella, e poi è obbligatoria.
Quindi, si sente obbligato a stare sempre in coppia e la coppia è diventata un incubo, un'ossessione, anziché una libertà.
[...] È una coppia completamente falsa e insincera, di un'insincerità spaventosa. Vedi i ragazzi che, presi da chissà quale slancio romantico, camminano tenendosi per mano, un ragazzo e una ragazza, oppure tenendosi abbracciati. «Cos'è quel tipo di romanticismo?», ti chiedi. Niente. È la loro coppia rilanciata dal consumismo perché questa coppia consumistica compra. Tenendosi per mano va alla Rinascente, alla Upim.
[...] Un vecchio contadino tradizionalista e religioso non consumava delle sciocchezze preconizzate dalla televisione. Bisognava fare in modo che invece le consumasse. In realtà, i produttori costringono i consumatori a mangiare merda. Il brodo Knapp è merda! Danno delle cose sofisticate, cattive, le robioline, i formaggini per bambini, tutte cose orrende che sono merda.
[...] L'unico sistema ideologico che ha davvero coinvolto anche le classi dominate è il consumismo perché è l'unico che è arrivato fino in fondo, che dà una certa aggressività perché quest'aggressività è necessaria al consumo.
Se uno è puramente sottomesso, segue l'istinto puro della sottomissione come un vecchio contadino che chinava la testa e si rassegnava, cosa sublime come l'eroismo. Adesso questo spirito di rassegnazione, di sottomissione non c'è più, perché altrimenti che consumatore è uno che si rassegna e accetta un suo stato arcaico, retrogrado e inferiore? Deve lottare per elevare il suo stato sociale. «Io chino la testa in nome di Dio» è già una grande frase. Mentre adesso il consumatore non sa affatto chinare la testa, anzi crede stupidamente di inchinarla e avere i suoi diritti. Anzi, è sempre lì a pretendere i suoi diritti, a crederci, invece è un povero cretino.
[...] Non credo ci sarà mai un tipo di società in cui l'uomo sia libero. Quindi, è inutile sperarci. Non bisogna mai sperare in niente. La speranza è una cosa orrenda, inventata dai partiti per tener buoni i suoi iscritti.
Pier Paolo Pasolini sul set de Le 120 giornate di Sodoma. Intervista del 1975, qualche mese prima della morte.







































...un altro schizzo per il primo libro di Macaco. Certo che se fosse così tanto paraculo sarebbe simpatico a molta più gente. Ma sarebbe falso e somiglierebbe molto meno a noi post-scimmie e al mondo in cui viviamo. 







